Quando ero bambina mia mamma mi ha insegnato a leggere i libri evitando le introduzioni, le prefazioni e qualsiasi ricerca sull’autore: “Sono cose che devi fare quando hai finito la lettura” mi diceva “un testo deve essere letto senza pregiudizi”. Così, complice la mia ignoranza su Jennifer Egan, mi sono avvicinata al suo ultimo lavoro, Manhattan beach (Mondadori, 2018), in modo naif. Ecco la mia impressione. Leggendo “Manhattan beach” di Jennifer Egan di Ilaria Schizzi Le aspettative Approcciarmi al libro in modo disilluso è stato un bene, perché se avessi saputo che si tratta dell’opera di una vincitrice di Premio Pulitzer, avrei avuto forse delle aspettative troppo alte. Il libro è gradevole, molto interessante e davvero ben tratteggiata la sua ambientazione nella New York a cavallo tra la grande crisi e la seconda guerra mondiale, uno dei punti di forza del romanzo. La vita di Anna in un mondo maschilista Un incipit avvincente, narrato dal punto di vista della protagonista, Anna Kerrigan, che conosciamo ancora bambina e di cui seguiremo la crescita mentre cercherà di affermarsi in una società maschilista e discriminatoria. Anna è certamente il personaggio più interessante e meglio delineato del libro, per quanto neanche lei si sottragga a quello che sembra uno dei punti deboli del testo: i personaggi compiono azioni apparentemente non motivate dal loro carattere o dal loro vissuto, ma solo dalle necessità della trama. Così abbiamo un personaggio che lascia New York per trasferirsi in un’altra città, un altro che si allontana dalla famiglia, altri che diventano amanti, senza che se ne comprendano le reali motivazioni. Ho sentito la mancanza dei sentimenti che muovono le azioni di ogni personaggio. Lo stile La narrazione di alto livello si dipana non solo attraverso il punto di vista di Anna, ma anche attraverso quello di suo padre Eddie e di Dexter Styles, un gangster con cui quest’ultimo entra in rapporto di affari. Interessante il punto di vista di diversi personaggi, anche se risultano leggermente piatti. Conclusioni Quindi un libro con scelte stilistiche che possono riscuotere pareri discordanti nei gusti dei lettori. Nel complesso, un romanzo interessante (specialmente nella prima parte), con certi passaggi davvero coinvolgenti. Dall’autrice, mi dico, è lecito aspettarsi qualcosa di più. Aspettiamo curiosi il prossimo romanzo! Voi l’avete letto, che ne pensate?
Recensione di Emilia Marasco. Quarto romanzo di Daria Bignardi, L’Amore che ti meriti contiene i temi importanti via via emersi nei romanzi precedenti: la famiglia e, all’interno della famiglia, l’eredità di madre in figlia, il dialogo tra le generazioni, la fatica che gli individui sostengono per stabilire una connessione con la propria reale profondità nel tentativo di essere liberi. Narrazione a due voci. La storia di Alma e Maio, fratelli ferraresi, adolescenti nei difficili anni Settanta, raccontata dopo trent’anni da Alma stessa e da Antonia in una narrazione a due voci alternate, ricostruisce la storia di una famiglia legata in modo forte alla storia di una città che è quasi una “musa inquietante” e che finisce per stregare Antonia alla ricerca del passato di sua madre, e quindi anche del proprio, soprattutto alla ricerca di sé in un momento delicato della vita, la maternità. L’incipit è solare, Alma e Maio sono i figli felici di una famiglia unita, è estate, la scuola è appena finita. Sono giovani e non lo sanno di essere felici. Poi incontrano l’eroina e, quasi per gioco su proposta di Alma, la provano. Alma ne uscirà indenne, Maio rimarrà agganciato. La felicità finisce e un giorno Maio scompare. Un segreto cruciale. La scomparsa di Maio inghiotte tutta la storia della famiglia. Alma non parlerà più di suo fratello finché, dopo trent’anni, davanti alla propria figlia in attesa di diventare madre, sentirà di doversi liberare di quel segreto. Antonia, scrittrice di gialli, deciderà di indagare per restituire il passato a sua madre, a se stessa e alle future generazioni. Cardine della storia una domanda cruciale: può l’amore essere insieme forza creatrice e distruttrice? L’amore come motore della storia. I protagonisti, sono mossi dall’amore, l’amore li guida verso scelte non sempre generatrici di felicità. Loro stessi si muovono verso l’amore, che è l’aria di cui hanno bisogno per respirare e vivere. Inevitabile un’altra domanda: l’amore si merita?