Elena Mearini è nata nel 1978 e vive a Milano. È autrice di 360 gradi di rabbia (Excelsior 1881, 2009), Undicesimo comandamento (Perdisa Pop, 2011), Dilemma di una bottiglia (Forme libere, 2013) poesie, Per silenzio e voce (Marco Saya, 2014). Collabora col settimanale «Vita no profit» e con la rivista letteraria «Atti impuri», nonché con la casa editrice NoReplay. Nel 2015 uscirà il suo prossimo romanzo A testa in giù, per Morellini Editore.
Per Officina Letteraria, il 20 dicembre, terrà un Laboratorio su “Scrivere storie dalle nostre canzoni“.

Camilla Tomiolo l’ha intervistata per noi, tra prosa e poesia, musica e scrittura.

Intervista a Elena Mearini.

di Camilla Tomiolo

Elena Mearini con la voce delle parole incide sulla carta la sua pelle, cerca la più viscerale che ha, la trasforma in romanzi e poesia. Tu, se vuoi, puoi appoggiare il tuo corpo e tutto quello che si muove lì dentro sui contorni delle sue storie, raccontate attraverso i cinque sensi. Puoi provare l’effetto che ti fa mettere orecchio, occhi e anima su quella voce di immagini, odori e sapori. Seguirla.

La voce costruirà per te personaggi, corpi di carne e sentimenti pieni di minuscoli dettagli. Sto leggendo 360 gradi di rabbia e Undicesimo comandamento, è come se la narrazione si srotolasse in slow motion sui palmi delle tue mani, nei solchi tra il tuo collo e le clavicole, lungo una guancia, in mezzo allo sterno. È una scrittura fisica, procede per azioni, gesti, metafore e sinestesie. Fa riscoprire il peso specifico delle emozioni. Connette l’esterno (gli oggetti, gli spazi, gli altri, il corpo stesso quando diventa l’unica voce per esprimere l’ombra del dolore) con l’interno (non visto e non amato, ma anche autentico e pieno di luce a cui bisogna trovare il modo di accedere). Mi fa venire in mente che “non c’è niente di più profondo di ciò che appare in superficie”.

“Non c’è niente di più profondo di ciò che appare in superficie”

Leggere diventa l’azione di entrare nel corpo dei suoi personaggi, respiro, sudore e sangue. Permette di sentirli, ma soprattutto permette di non giudicarli: dentro di loro insieme a loro. E così scopri i loro bisogni, tutto quello che li muove: la qualità emotiva dei loro gesti. Il loro dolore. Elena scrive di dolore con precisione scomoda, ti fa sbattere contro gli spigoli e alla fine ti conduce al riscatto, alla salvezza. Elena ha scritto di donne, dei loro corpi, della loro fame di amore e espiazione, di vittime e carnefici, di colpe che sono illusioni, di persone alla ricerca del loro valore. Di croce e di spine. Trova le parole per dirlo, anche per me, che sto leggendo. Battezza i miei fantasmi e le mie speranze.

“Il corpo è poliglotta”

Nel nostro scambio di email le ho chiesto se ha sempre scritto in questo modo. Lei mi ha risposto che la sua voce è fisica prima ancora che mentale, che scrive così da quando ha imparato ad ascoltare il suo corpo e a tradurne le molteplici lingue. Perché il corpo è poliglotta, dice.

Romanzi e poesia, qual è la differenza tra questi due linguaggi?

Elena scrive poesia, qual è la differenza tra questi due linguaggi?, le chiedo. Mi risponde che rispetto alla prosa, la poesia non pretende di essere capita per forza, la sua ambizione è arrivare, toccare, smuovere ciò che sta in attesa di risveglio. La prosa ha bisogno di una durata per portare a termine il proprio compito, la prosa è viaggio, ma la poesia è arrivo. Lei attraversa sia l’una che l’altra, porta l’una dentro l’altra.

I cantautori, poesia e musica.

Elena ama anche le canzoni d’autore, mi racconta che ha sempre ascoltato i cantautori italiani: sono capaci, attraverso la musica, di diffondere poesia e portare il valore della parola “sana” tra la gente.

Durante il Laboratorio che terrà il 20 Dicembre, ascolteremo brani di De Gregori, De André, Fossati e cercheremo di capire il protagonista della storia cantata, il suo punto di vista, il suo vissuto, per poi farlo nostro e reinventarlo in forma di racconto. La canzone ha un doppio potere evocativo: quella della parola e quello della musica, per questo, mi dice, è un grande “detonatore emotivo”, capace di sollecitare emozioni e resuscitare memorie.

Ci vediamo il 20 Dicembre a Officina Letteraria con Elena Mearini.

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