Scrivere apre i porti - immagine

Questo che puoi leggere di seguito è uno dei racconti finalisti al concorso “Scrivere apre i corsi”, organizzato da Officina Letteraria per l’anno 2018/2019.

I racconti possono essere votati utilizzando il pulsante che trovi in fondo all’articolo. Potrai votare ogni racconto una sola volta, fino alle 24:00 di domenica 23 settembre 2018.

Al termine del concorso, l’autore del racconto che avrà ricevuto più voti, vincerà l’iscrizione gratuita al laboratorio di scrittura di 1° livello La grammatica delle storie.

A questo link puoi leggere tutti gli altri racconti in concorso.

Buona lettura!


Gli occhi di tutti i porti del mondo

di Manuel Masia

Il rollio lieve del traghetto l’aveva fatta addormentare sulla mia spalla. Il vecchio la vide abbandonare il capo, mi sorrise e io ricambiai sornione. Il russare sommesso di lei scatenò fra noi un’ilarità complice che soffocammo a stento. Quando l’uomo ebbe a riprendersi mi disse che eravamo una bella coppia. La conoscevo da una manciata di giorni appena, ma glissai.

«Italians.» Si assicurò e, a sua volta, mi informò che era tedesco, Monaco di Baviera (si aiutò con entrambe le mani: «insomma, giù di lì»). Feci due calcoli sulla base delle sue rughe: era forse ventenne ai tempi della guerra. Mi risparmiai ulteriori illazioni. La posa dimessa, il volto ordinario, fissava con un accenno di sorriso qualunque cosa rientrasse nel suo campo visivo, ora che la notte restituiva dagli oblò ciechi i soli riflessi del ponte.

Nel suo inglese più duro del mio, ma meglio attrezzato, mi informò che ogni anno si prendeva qualche mese per viaggiare, con pochi soldi, da quando era rimasto vedovo. («Mi spiace.» Mi uscì d’istinto. La sua fisionomia si deformò in un «e per cosa?»).

L’anno prima si era portato appresso il nipote novenne, dormendo per ostelli. Lo confrontai ai suoi connazionali che migravano sempre in riviera: gli stessi luoghi, le medesime tratte, come oche selvatiche, ma con meno spirito di adattamento. Mi raccontò di altri viaggi, e della prima volta che aveva visto un paese straniero: appena sbarcato incontrò una donna che «aveva gli occhi di tutti i porti del mondo», o almeno mi suonò così. Le chiese informazioni pure senza averne bisogno, pure con il ricordo della moglie annodato in gola.

Lui non parlava altro che tedesco e lei gli sorrise senza capire né ribattere. Restarono a fissarsi per qualche minuto, infine lei lo salutò con il suo unico auf wiedersehen.

«Immagino non l’abbia più rivista.» Arrischiai. Rise delle cose che avevo ancora davanti a me.

«Ogni volta che arrivo o ritorno.» Disse. «In tutti i porti del mondo.»

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