abitare il mondo

Abitare il Mondo

Un laboratorio di narrazione, una storia che deve ancora nascere ha bisogno di suggestioni e domande. Ecco alcune delle suggestioni introdotte da Paola Pietronave nel Laboratorio che Officina Letteraria ha tenuto per le insegnanti delle Scuole dell’infanzia del Comune di Genova. — Abitare il Mondo. di Paola Pietronave. Se dovessi immaginare un pianeta straniero come lo immagineresti? Immagina una scatola di legno, all’interno una superficie di sabbia o di terra. Cosa ci metteresti sopra, dentro e sotto? E tutt’intorno? Ci abiterebbe qualcuno? Se sì, dove e come? Case di mattoni, cemento o igloo? Ci sarebbe la nebbia? Il mare? Il sole? La grandine e il caldo afoso? Lo smog? Ci sarebbero abitanti? Come sarebbero? Animali? Umani? La pelle di quanti colori sarebbe? Si potrebbe cambiare a seconda dell’umore? Esisterebbe la pelle? Ci sarebbero i libri? Che lingua si parlerebbe? Quali sono le parole a cui sei più affezionato e che non vorresti andassero perse? E i rumori? Qual è il primo rumore che hai sentito? E l’ultimo, quello che hai sentito poco fa? Ci sarebbero cose da mangiare? E da bere? E la notte esisterebbe? Sì? E la notte, quando tutto diventa buio, cosa farebbero le persone? Ci sarebbe il mare? E i giochi? Se dovessi infilare la punta del tuo dito nella sabbia o nella terra dentro alla scatola di legno, e dovessi disegnare il pianeta che ti immagini… …cosa immagini? L’idea del laboratorio nasce dalla parola chiave (ripetuta abbondantemente) IMMAGINAZIONE e nasce dall’idea di voler usare la fantasia dei bambini per immaginare un pianeta nuovo attraverso i loro occhi. Cosa è davvero importante per un bambino? Si potrebbe creare un archivio di immagini per immaginare questo pianeta e poi immaginare delle storie a partire dagli elementi trovati (in un certo senso simile alla valigia del fotografo), ma con un tema preciso, che può avere molti aspetti interessanti, legati sia a nati per leggere che intercultura, che una tematica ambientale su cui sensibilizzare (che brutta parola, va beh) i bambini… Si può immaginare una casa, gli arredi, i cibi, i giochi… attingendo alla realtà senza rimanerci ancorati.

Officina per la didattica

Officina per la didattica

Nel 2018 e nel 2019 Officina Letteraria ha fornito all’ufficio Formazione della Direzione Politiche dell’Istruzione per le Nuove generazioni del Comune di Genova due corsi di formazione sulle tecniche di narrativa per il personale docente delle scuole dell’infanzia. Il primo laboratorio ha avuto l’esito di un’esperienza praticata in diverse scuole intitolata Di casa in casa, il secondo, centrato sul rapporto tra fotografia e tecniche di narrazione, ha prodotto un’esperienza intitolata La valigia del fotografo. — Di casa in casa e La valigia del fotografo sono i titoli dei due progetti dedicati ai laboratori della scuola dell’infanzia con l’obiettivo di stimolare la creatività e un interesse verso la lettura e la scrittura nei bambini in età pre-scolare. Il corso, nella sua prima fase, ha permesso alle maestre di sperimentare in prima persona forme di scrittura creativa cercando di comprendere il legame che può instaurarsi tra parole e fotografie, per poi dedicarsi alla definizione e all’organizzazione, anche pratica, dei due progetti. In che modo un’immagine può aiutarci a immaginare e, quindi, a scrivere? La risposta a questo interrogativo è stata il punto di partenza per definire i due progetti, che hanno visto coinvolti in modo diverso da un lato i bambini, le loro stesse famiglie e le insegnanti e dall’altro l’utilizzo delle fotografie e delle parole. Di casa in casa. Di casa in casa nasce dal concetto del prendersi cura. Un pupazzo giunge inaspettatamente tra le braccia della maestra che decide di condividerne la custodia con tutti i bambini della classe (e le rispettive famiglie) per poterlo coinvolgere nelle più disparate attività. Ogni settimana il pupazzo viene affidato a un bambino e alla sua famiglia, con i quali condivide ogni momento della giornata, creando un rapporto di affetto e crescita, di gioco e di responsabilità. Le attività svolte durante la permanenza a casa vengono documentate con fotografie scattate dalle famiglie o dagli stessi bimbi, con la possibilità di scrivere un diario per raccontare l’esperienza vissuta. Questo progetto si adatta a bambini di tutte le età. La valigia del fotografo. La valigia del fotografo è un progetto più complesso, che richiede una maggiore organizzazione all’insegnante e un maggior impegno ai bambini coinvolti. Si tratta di creare una valigia creativa, una specie di archivio ambulante di immagini autoprodotte da usare per creare storie. Tutto può servire per immaginare e scrivere una storia: l’interno di un frigorifero può diventare l’ambiente in cui si svolgerà la narrazione, due matite possono essere i personaggi e una carota l’elemento chiave per il colpo di scena in grado di cambiare i colori della narrazione. Viene richiesto alle famiglie di provvedere alle fotografie che l’insegnante e i bambini trasformeranno in storie durante le ore scolastiche dedicate al laboratorio. In questo caso l’obiettivo è stimolare la creatività ed esplorare la struttura della narrazione, sfruttando la possibilità di avvalersi di immagini semplici e familiari. Tutte le storie vengono raccolte insieme in quello che diventa un vero e proprio libro di favole, reso ancora più prezioso dal fatto che queste sono state inventate proprio dai bambini. Le fotografie restano invece nella valigia del fotografo, così da creare un archivio sempre più grande. Elisa e Marisa hanno portato a termine con successo entrambi i progetti e nell’incontro finale, dedicato alla restituzione di quanto avvenuto, ci hanno raccontato cose bellissime. La prima (e la più importante) è stata il riscontro positivo da parte dei bambini e delle loro famiglie che hanno reagito con entusiasmo, curiosità e fiducia. L’esperienza di Marisa. Di casa in casa è nato sotto la buona stella della bellissima storia inventata da Marisa per iniziare il viaggio del pupazzo, corredata da immagini davvero poetiche e delicate. Inutile dire che il piccolo Leo (questo il nome del pupazzo) è stato accolto con emozione da tutti i bambini, che aspettavano trepidanti di poterlo avere in custodia e poi se ne prendevano davvero cura, con il candore e i sentimenti che solo i più piccoli possiedono. Leo è stato in montagna a scoprire la neve, in lavatrice per essere lavato e pulito, è stato un compagno di nanna con cui condividere il letto e i sogni in un abbraccio ed è addirittura finito in ospedale al fianco di una piccola amica. Sono state scattate molte fotografie ed è stato scritto un diario, in cui quasi ogni resoconto si conclude ringraziando Leo per il tempo trascorso insieme. I bambini che per qualche ragione non hanno potuto tenere a casa il pupazzo, ne sono stati i custodi per una settimana a scuola, così da non perdere la bella esperienza, ma anzi, viverla ancora più intensamente. Un ottimo risultato, quindi: gratificante per l’insegnante, le famiglie e, soprattutto, per i bambini. L’esperienza di Elisa. Elisa ci ha subito stregate mostrandoci la bellissima scatola di latta a forma di macchina fotografica che ha utilizzato per realizzare La valigia del fotografo e l’incredibile quantità di fotografie prodotte dai genitori per realizzare il progetto: ambienti, oggetti e animali come spunto da cui partire per creare nuove storie, scardinando i luoghi comuni che vedono le favole piene zeppe di prìncipi, principesse e streghe cattive. Bisogna fare una menzione d’onore alla capacità di questa insegnante di spingere i bambini un po’ oltre la loro comfort zone, associando tra loro elementi insoliti per comporre le storie, “costringendoli” a immaginare liberamente, senza porre limiti al processo creativo. Sotto la sua attenta guida i bambini si sono sbizzarriti a scrivere storie divertentissime e un po’ naïf, piene di fantasia, pura espressione del loro sguardo unico sulle cose della vita. Ogni storia inizia con un riquadro bianco, nel quale ogni bambino ha disegnato la storia a modo suo, e si conclude con una fotografia delle fotografie utilizzate. Sfogliare questo libro è una gran soddisfazione, ci immaginiamo la gioia dei bambini nel poterne scorrere le pagine ogni sera prima di andare a dormire. Conclusioni. In conclusione i due progetti realizzati sembrano aver soddisfatto a pieno le aspettative di riuscita, senza sollevare particolari criticità, ma anzi, trovando nella fotografia uno strumento utile alla narrazione e alla partecipazione, in grado