Recensione di Emilia Marasco. Quarto romanzo di Daria Bignardi, L’Amore che ti meriti contiene i temi importanti via via emersi nei romanzi precedenti: la famiglia e, all’interno della famiglia, l’eredità di madre in figlia, il dialogo tra le generazioni, la fatica che gli individui sostengono per stabilire una connessione con la propria reale profondità nel tentativo di essere liberi. Narrazione a due voci. La storia di Alma e Maio, fratelli ferraresi, adolescenti nei difficili anni Settanta, raccontata dopo trent’anni da Alma stessa e da Antonia in una narrazione a due voci alternate, ricostruisce la storia di una famiglia legata in modo forte alla storia di una città che è quasi una “musa inquietante” e che finisce per stregare Antonia alla ricerca del passato di sua madre, e quindi anche del proprio, soprattutto alla ricerca di sé in un momento delicato della vita, la maternità. L’incipit è solare, Alma e Maio sono i figli felici di una famiglia unita, è estate, la scuola è appena finita. Sono giovani e non lo sanno di essere felici. Poi incontrano l’eroina e, quasi per gioco su proposta di Alma, la provano. Alma ne uscirà indenne, Maio rimarrà agganciato. La felicità finisce e un giorno Maio scompare. Un segreto cruciale. La scomparsa di Maio inghiotte tutta la storia della famiglia. Alma non parlerà più di suo fratello finché, dopo trent’anni, davanti alla propria figlia in attesa di diventare madre, sentirà di doversi liberare di quel segreto. Antonia, scrittrice di gialli, deciderà di indagare per restituire il passato a sua madre, a se stessa e alle future generazioni. Cardine della storia una domanda cruciale: può l’amore essere insieme forza creatrice e distruttrice? L’amore come motore della storia. I protagonisti, sono mossi dall’amore, l’amore li guida verso scelte non sempre generatrici di felicità. Loro stessi si muovono verso l’amore, che è l’aria di cui hanno bisogno per respirare e vivere. Inevitabile un’altra domanda: l’amore si merita?