Recensione di Sara Boero. Lui è tornato è un romanzo inclassificabile: fantascientifico, fantapolitico, irriverente, attuale. Divertente, di quel divertente da brividi lungo la spina dorsale. Basato su una premessa surreale da accettare proprio così come ci viene proposta: nella Germania di oggi Hitler si risveglia. In senso letterale. In un campetto sportivo di Berlino. Il suo ultimo ricordo è che si trovava nel bunker con Eva Braun, poi… il buio. Un lunghissimo buio di quasi settant’anni. La Germania è cambiata, il mondo è cambiato, lui non è cambiato. Ed è tornato. Il suo ultimo ricordo è che si trovava nel bunker con Eva Braun, poi… il buio. Un lunghissimo buio di quasi settant’anni. La Germania è cambiata, il mondo è cambiato, lui non è cambiato. Ed è tornato. Perché lo consiglio a un lettore: Perché Lui è tornato è un libro che ti apre gli occhi sugli abissi in cui rischia di precipitare una nazione durante una crisi globale. L’Hitler redivivo, nel romanzo, compie una funambolica scalata al successo grazie all’attenzione dei media: nessuno, ovviamente, crede che si tratti del vero Hitler. Viene creduto un abilissimo imitatore, un comico, un provocatore dalla satira tagliente. E finisce per ritagliarsi una folla di ammiratori sempre più grande grazie alla televisione, avendo però chiaro in testa un unico obiettivo: ricostituire il Terzo Reich. Lo consiglio, perché Lui è tornato, edito da Bompiani, riesce contemporaneamente nel duplice, difficilissimo obiettivo di far ridere e intrattenere mantenendo il cervello in stato di allerta. In certi momenti, in stato di allarme. Perché lo consiglio a uno scrittore: Ci sono due importanti motivi, secondo me, per cui uno scrittore dovrebbe leggere questo romanzo. Il primo ha a che vedere con la costruzione del personaggio: Lui è tornato è raccontato in prima persona da Adolf Hitler. Un Adolf Hitler assolutamente coerente con il personaggio storico, che però riesce ad essere in qualche modo anche una macchietta di se stesso, senza perdere credibilità. Lo straordinario equilibrio tra la figura storica e la caricatura è uno dei punti di forza di questo romanzo, e sicuramente una lezione da imparare. Una lezione raffinata e difficile. C’è anche, però, una lezione “semplice”: la libertà della scrittura. Il nome di Hitler in Germania fa ancora molta paura e molto effetto. Timur Vermes, al suo esordio alla narrativa, ha avuto il coraggio di farlo tornare: di mettere una nazione intera faccia a faccia con i suoi incubi in maniera elegante, ironica, ma anche crudele. In questo senso è sicuramente un esempio da seguire, a qualsiasi livello: Lui è tornato non è motivato dal “bisogno di provocare”, ma dall’onesta urgenza di una storia da raccontare. Lo consiglio, perché è stato l’esordio che mi ha convinto di più nel 2013 e nel 2015 ne è stato tratto un film.