Cara amica,

benvenuta al Women’s Fiction Festival.

Così leggo nella lettera contenuta nella cartellina rosa che mi consegnano all’ingresso della sala stampa delle Monacelle, via Riscatto numero 9/10.

È il 24 settembre 2015. I miei occhi sembrano aver compiuto un salto spazio temporale sulla Luna: tutto qui è sorprendentemente bianco e un pò remoto.

Io e le mie compagne di viaggio siamo sbarcate a Matera, la città dei Sassi.

Staremo qui quattro giorni, assisteremo alla kermesse letteraria che da dodici anni riunisce decine di agenti letterari, editor, traduttrici, scrittrici e aspiranti scrittrici.

Una collettività della lettura, come la definisce Alessandra Casella durante la serata conclusiva del festival. Una magnifica polarizzazione di addetti al mestiere del libro provenienti da tutto il mondo.

Elizabeth Jennings, Maria Paola Romeo e Mariateresa Cascino sono le autrici di tutto questo, tre donne che lavorano nel mondo del libro e che credono che il futuro passi proprio da lì: aprite i libri, aprite il futuro.

“Pochi libri cambiano una vita. Quando la cambiano è per sempre, si aprono porte che non si immaginavano, si entra e non si torna più indietro.”

Christian Bobin

Gli incontri.

Panels.

Quelli che trovo più interessanti sono le tavole rotonde con gli agenti letterari. Sono venuti qui da varie parti del mondo, specialmente da Inghilterra e Stati Uniti e sono tutti decisamente donne: Julia Churchill (AM Health Literary Agency), Penelope Holroyde (Penelope Holroyde Literary Agency), Vicky Satlow (Vicky Satlow Literary Agency), Christine Witthohn (Book Cents Literary Agency).

A moderare le discussioni è la nostra agente italiana, direttrice editoriale del festival, Maria Paola Romeo (Grandi & Associati).

Assisto munita di cuffiette per la traduzione, sono presenti in sala, infatti, le interpreti: lo scambio è così stimolante anche per via di questo colore e sapore internazionale.

Si discute dell’attuale situazione del mercato editoriale italiano ed estero, di self publishing con case editrici digitali, da soli o assistiti da un agente letterario, di editoria tradizionale, di contratti editoriali, del futuro: ebook o carta stampata?

Nel panel intitolato “Il nuovo mercato digitale in continuo cambiamento” si discute di come l’editoria oggi sia in trasformazione e di come sia difficile fare delle previsioni su quali saranno gli esiti di questo cambiamento. Gli ospiti a confronto sono Porter Anderson (giornalista specializzato nell’industria editoriale), Meghan Farrell (editor della Tule Publishing), Ricardo Fayet (Reedsy), Jane Friedman (consulente editoriale e esperta di digital media), David Gaughran (autore e esperto di digital media), Camille Mofidi (Kobo) e Maria Paolo Romeo (Grandi e Associati).

Tra le altre cose, si parla di un articolo, uscito qualche giorno fa sul New York Times e intitolato: “La fine della rivoluzione digitale”. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, si può leggere, la previsione per cui nel 2015 le vendite di ebook avrebbero superato quelle del libro cartaceo non si è avverata, anzi. Gli ospiti del WFF mettono a confronto le loro idee a riguardo, le posizioni sono eterogenee e articolate, ma su un punto sembrano concordare: la rivoluzione digitale non è finita. Il mercato editoriale è molto frammentato e sta cercando nuovi modi di declinare se stesso. Inoltre sfuggono alle statistiche, usate per sostenere la tesi della fine della rivoluzione digitale, gli ebook di editori indipendenti e degli autori che si auto pubblicano su Internet, nonché i dati di Amazon, che notoriamente restano blindati.

Focus.

Ci sono, poi, incontri focus su “Come proteggere la tua privacy sui social media” con Adam Firestone. “Come promuovere il tuo libro su web” con Porter Anderson e Jane Friedman: lo scrittore diventa partner dell’editore nel processo di promozione del suo libro pubblicato, può sembrare un duro lavoro ma è così che funziona. “Come utilizzare Kobo writing life”, la piattaforma internazionale per auto pubblicare in digitale il proprio libro.

Storie sull’editoria non occidentale.

Particolare è l’incontro che viene spostato all’ultimo giorno con Manjiri Prabhu. Manjiri è una scrittrice indiana, è qui a WFF per parlare dell’industria editoriale in India. Manjiri è una donna sorridente e tenace: per tre anni ha provato a organizzare in India un Festival della letteratura a Pune al quale inizialmente partecipò solo una decina di persona. Ci mostra le foto della sala quasi completamente vuota nel 2013. Ci dice che se si cercano le persone offrendo loro eventi culturali di qualità, quelle prima o poi risponderanno. Ci mostra la foto del 2015: un applauso e molti sorrisi si accendono nella sala del WFF. Manjiri ce l’ha fatta. Ha portato quello che noi tutte qui amiamo anche a casa sua. Anche se è stato difficile. In India fino a poco tempo fa il numero di lettori era molto basso a causa della povertà e della scarsa alfabetizzazione. Oggi il mercato editoriale indiano è in forte crescita.

Pitching!

Durante le sessioni pomeridiane del WFF si svolge La borsa del libro, le aspiranti scrittrici possono prendere appuntamenti con gli editor e gli agenti letterari, dialogare con loro, illustrare il loro progetto di romanzo. Gli incontri non durano più di dieci minuti, in gergo sono chiamati pitch.A noi italiani sembra una parola strana, nella pratica si tratta di coppie di donne che dialogano sedute su grandi divani sparsi per i corridoi e le sale delle Monacelle. Molto suggestive a vedersi per chi passa di lì come me, un p0′ meno per chi sta esponendo il suo primo romanzo alla signora editor di turno! Ma si sa, dopo l’adrenalina, a volte, arrivano molte gioie.

Sono presenti, sedute sui divani, editor di alcune delle maggiori case editrici italiane e sono state scoperte qui molte aspiranti scrittrici che hanno ricevuto proposte per un contratto editoriale a seguito di questo incontro.

Workshop.

Sempre durante il pomeriggio è possibile per gli iscritti al Women’s Fiction Festival partecipare a Workshop di scrittura creativa tenuti dalle due scrittrici e sceneggiatrici Flumeri e Giacometti: tre incontri di tre ore ciascuno tenuti in una bella sala abitata da poltrone bianche, due simpatiche e avvincenti conduttrici, slides illustrative e spezzoni di film, molte donne partecipanti e molti spunti per la costruzione di un personaggio.

Le due autrici sono anche membri di EWWA , la European Writing Women Association, presente al WFF.

Presentazioni di libri.

Verso sera prendo parte ad alcune presentazioni di libri che si tengono in librerie o localini sparsi per i Sassi. È presente Sara Rattaro, vincitrice del Premio Bancarella 2015 con il suo “Niente è come te”, edito da Garzanti. Emilia Marasco e tutte noi compagne di viaggio di Officina Letteraria andiamo a fare il tifo per lei.

Vado anche a sentire la presentazione di “T’innamorerai senza pensare “di Francesca Vecchioni, edito da Mondadori. Un’autobiografia, un romanzo che parla di una donna che ha avuto la forza e la fortuna di costruirsi una vita serena e ricca attraversando le sfide che, non tanto la sua omosessualità, quanto l’omofobia degli altri le ha imposto.

Conclusione del WFF e Premio Baccante.

Per concludere il festival, l’ultima sera tutti i partecipanti si ritrovano in uno spazio chiamato Casa Cava, una bellissima sala congressi di 910 mq scavati nel tufo. L’ambiente, molto elegante e suggestivo, ci contiene tutti a stento, ormai se ti guardi intorno non trovi più estranei ma volti in qualche modo conosciuti, credo che anche questo rappresenti qualcosa di importante e di bello.

Alessandra Casella conduce la serata. Chiama sul palco Elizabeth Jennings la quale tira le somme del festival: dice che la voglia di portare avanti questa iniziativa di incontro e confronto tra attori del mondo editoriale, autori e lettori è ancora molta oggi, conclusa la dodicesima edizione.

Tuttavia non si può nascondere, nemmeno al pubblico del WFF riunito nella sala, che una sensazione di “terra che manca sotto i piedi” si è fatta strada tra le organizzatrici. Mancano forse i fondi sufficienti o forse la giusta accoglienza per dichiarare con decisione che il WFF sarà a Matera anche l’anno prossimo.

Noi di Officina Letteraria ci auguriamo davvero di poter ritornare, la ricchezza degli scambi e degli incontri trovati sono troppo preziosi per andare persi. 

Dopo questo momento di bilanci ci godiamo, ancora insieme, la celebrazione del premio “Baccante”.

Quest’anno il premio va a Giuseppina Torregrossa. Nel 2008 partecipò al WFF per presentare il suo primo romanzo, “L’assaggiatrice”, e fu proprio in quell’occasione che conobbe, in un modo piuttosto curioso, Giulia Ichino, editor di Mondadori. Passato un anno Giuseppina Torregrossa inizia a pubblicare romanzi di grande successo con Mondadori. Per questa ragione la scrittrice ci dice di essere molto legata a Matera, la definisce l’ombelico della terra.

“È una città che mi porta bene, quando vengo qui a settembre faccio la riserva di fortuna per l’anno che verrà”.

Il suo nuovo romanzo uscirà a ottobre e si intitola “Il figlio maschio”, viene presentato in anteprima a noi del WFF.

Per concludere la serata Teresa De Sio sale sul palco per un Reading de “L’attentissima“, il suo ultimo romanzo.

Saluti…

La mattina dopo si svolgono ancora alcuni incontri e un pranzo di arrivederci: è tempo di trolley e saluti, taxi e aeroporti.

Alcune torneranno a casa un po’ più consapevoli di cosa sia questo caotico mondo editoriale. Altre un po’ più confuse. Alcune avranno trovato delle amiche. Altre una guida, una donna in cui riconoscere la parte migliore di se, anche se ancora soltanto potenziale. Una speranza. Alcune avranno trovato delle idee; se le porteranno dietro per un anno intero, le lavoreranno come si lavora il bronzo, ne avranno cura e ne ricorderanno sempre il sapore e il colore: bianco e liscio come il tufo delle strade su cui hanno camminato in questi quattro giorni. Altre ancora avranno consegnato le loro parole più preziose nelle mani di qualcuno di cui si sono fidate, una speranza sotto forma di pagina scritta, chissà!

Spero per tutte loro, per tutte queste donne, che il loro sogno e le loro parole possano aver trovato a Matera, la città “che porta bene”, finalmente l’incipit giusto.

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