Scrivere apre i porti - immagine

Questo che puoi leggere di seguito è uno dei racconti finalisti al concorso “Scrivere apre i corsi”, organizzato da Officina Letteraria per l’anno 2018/2019.

I racconti possono essere votati utilizzando il pulsante che trovi in fondo all’articolo. Potrai votare ogni racconto una sola volta, fino alle 24:00 di domenica 23 settembre 2018.

Al termine del concorso, l’autore del racconto che avrà ricevuto più voti, vincerà l’iscrizione gratuita al laboratorio di scrittura di 1° livello La grammatica delle storie.

A questo link puoi leggere tutti gli altri racconti in concorso.

Buona lettura!


Caspar e Nicola insieme a Lina

di Silvia Fanti

Carolina, Lina per chi c’era ancora, aveva appena notato una strana somiglianza.

“Mah… Dai… E me ne sono accorta anch’io che son del ‘25 e ho fatto fino alla terza elementare, sono scampata alla guerra e alla Spagnola, ho racimolato una vita da serva, prima in casa dei padroni a Milano e poi, qui, in casa mia.” – Parlava in italiano e a bassa voce, per farsi un po’ di compagnia.

La sua sedia a rotelle sul balcone era comoda, immobile, rassicurante; adesso, nel sole smorzato di Settembre, Lina riusciva a distinguere di fronte a lei il monte Caio.

“Ecco: un monte, sul monte quel bell’uomo di spalle e tutt’intorno il vuoto.” – ricordava quel quadro che le aveva fatto vedere sua nipote Sara, quando ancora andava all’università e studiava sui libri tedeschi. “I tedesc, i tedesc…” – Lina ripeteva in dialetto.

Ed ora ecco l’altro quadro sul computer del soggiorno: questa volta una donna, anche lei piantata su un monte, come un faggio, con il nulla addosso. “ L‘è me mà …” – Lina aveva riconosciuto sua mamma, Maddalena.

Aveva forse sedici anni quando sei tedeschi erano arrivati nel borgo e l’avevano presa in ostaggio con sua zia Domenica. Volevano oltrepassare il monte senza che i partigiani, nascosti nei boschi, li uccidessero. Lei e sua zia dovevano guidarli e diventare il loro scudo. Senza troppi fronzoli, s’incamminarono.

Passato Solaro, la Chiesa e Cà d’Orsett, incontrarono sua madre con le vacche, di ritorno dal pascolo. Maddalena pregò di condurli al posto della figlia: Lina tornò a casa.

Una sera e una notte senza l’odore della mamma: la cucina e la camera si trasformarono in due stanze; il padre in un uomo con la barba grigia e disordinata; Paolo, suo fratello, in un bambino biondo.

“E me mà l’era sul mont” – Lina concluse prima di appisolarsi.

    Comments:

  1. Annamaria
    11 Settembre 2018 at 4:19 pm

    Una piacevole e scorrevole scrittura che cattura il lettore con simpatia, vivacità senza mai annoiare.r

  2. claudia
    13 Settembre 2018 at 8:53 pm

    brava Silvia! avanti così!!!!

  3. claudia
    13 Settembre 2018 at 8:54 pm

    brava Silvia!!!! Avanti così!

  4. Antonio Santoro
    16 Settembre 2018 at 7:57 pm

    Ogni frase di questo breve racconto invita a pensare. …
    Auguri e non smettere di trasportare su carta pensieri e ricordi di vita vissuta.
    Auguri

  5. Maria Maddalena
    21 Settembre 2018 at 7:22 pm

    Narrazione efficace, in forma asciutta e pure talora poeticamente allusiva.

  6. Maria Maddalena
    23 Settembre 2018 at 10:35 am

    Racconto intenso, allusivo, nella sua semplicità.

  7. Stefano bi
    23 Settembre 2018 at 4:05 pm

    Bella scrittura, immagini evocative, riferimenti artistici sontuosi…continua così

  8. Stefano Bi
    23 Settembre 2018 at 4:11 pm

    bella scrittura, immagini evocative e riferimenti letterari sontuosi, conta entrare nei racconti selezionati!!

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