Prima di iniziare a leggere Il poeta dell’aria sono andata su YouTube. Già, perché il blog di Chicca Gagliardo lo seguo da tempo, avevo presente la sua faccia, ma non avevo mai sentito la sua voce. Ho trovato un solo video in cui parla di questo libro, una breve intervista, con una frase che mi ha colpita:

Ogni lettore troverà il proprio modo di volare.

Il sottotitolo è infatti Romanzo in 33 lezioni di volo, e il protagonista è un poeta che dal suo cornicione osserva la città e ne respira l’aria. Quell’aria che è sempre con noi, anche quando non la sentiamo, quando “non tira un alito di vento” e invece l’aria c’è, e ci accompagna, in qualche modo. È grazie all’aria se le parole che pronunciamo arrivano all’orecchio di qualcuno, se i suoni del mondo vibrano al tocco del nostro timpano. L’aria è anche quella forza che le tiene su, le parole, le fa volare.

Il poeta che mi insegna, giorno dopo giorno, a volare (sì, a me che sto leggendo, e se anche tu leggerai questo libro capirai il perché), ha imparato a scrivere da Anfibio, un poeta più anziano.

Questi versi sono solo belli, nient’altro. (…) Sì, adesso si sente la tua voce, ma solo la tua voce. (…) Nell’aria ciò che scrivi e respiri diventa un’unica nota. (…) Giura che mai scriverai parole costrette a restare inchiodate sulla pagina.

Tentativo dopo tentativo, il poeta Volatore dona vita a quella che Italo Calvino definì la poesia dell’invisibile, la poesia delle infinite potenzialità imprevedibili, la poesia del nulla.

Chi si diletta di scrittura conosce bene questa sensazione. Volare con la mente, con la fantasia, perché è lì (nell’aria, appunto) che nascono le storie. Ed è solo uno dei molti modi e obiettivi in cui possiamo entrare in comunione con l’aria. Una lezione che il protagonista ci ricorda ben trentatre volte, con il suo tono fiabesco e disincantato, leggero. Ce lo ricorda sulla carta, che è fatta di materia e non di aria, vero, ma non c’è niente di male nel fermarsi ogni tanto, lasciarsi catturare da quello strano senso di vertigine, prendere fiato e poi ricominciare a volare.

Basta un respiro per modificare il paesaggio dell’aria.

Post Scriptum. Ho iniziato questa recensione citando il blog di Chicca, e siccome repetita iuvant, ti consiglio di volare fin laggiù, quando ne avrai voglia.

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