Non era scontato.

Nel 2012, quando l’avventura di Officina Letteraria aveva inizio, non era scontato che potesse durare nel tempo.
Ho cominciato a immaginare una scuola di scrittura probabilmente sull’onda di un cambiamento che era avvenuto nella mia vita con l’uscita dei miei primi due romanzi e con la conclusione di un’esperienza professionale importante come la direzione dell’Accademia Ligustica di Belle arti. Con il termine del mio mandato riprendevo il mio ruolo di docente, riscoprendo da un lato la felicità della didattica e dall’altro un tempo che avevo a disposizione e che per quasi dieci anni era stato assorbito dal lavoro organizzativo. E’ stato un amico a ispirarmi: “Ora cosa farai di tutto quello che hai imparato?”.

C’era una volta il duemiladodici

5 anni di Officina Letteraria

di Emilia Marasco

A ripensarci credo proprio che sia stata quella domanda a far scattare la mia immaginazione.

Tra le cose che avevo acquisito c’era la convinzione che perché un’idea riesca a diventare progetto e poi realtà, non si possa pensare di fare tutto da soli. Ho cominciato a pensare alle persone da coinvolgere ma non mi decidevo a parlarne con qualcuno in particolare. Poi, un giorno, ho telefonato a Claudia Priano.

Non ci vedevamo da un po’, lei aveva fatto un viaggio, stava scrivendo il suo quarto romanzo, anch’io avevo un viaggio importante da raccontarle. Non avremmo mai smesso di parlare, di scambiarci pensieri ed emozioni… così le ho parlato dell’idea che avevo in testa.

Claudia ha subito alimentato e arricchito quell’idea con una passione che è diventata subito forza motrice. Due temperamenti diversi, due esperienze di vita diverse, due scrittrici diverse: di simile avevamo l’entusiasmo, il decisionismo e forse un pizzico di follia.

Così Officina Letteraria è nata al tavolino di un caffè del centro storico e molti altri caffè genovesi sono stati in quel periodo il nostro ufficio, insieme talvolta alla cucina di casa mia.

Abbiamo riflettuto e discusso su ogni dettaglio, ci saremmo servite il meno possibile della parola scuola. Immaginavamo un metodo orizzontale, un gruppo in cui il conduttore fosse qualcuno che mette a disposizione un’esperienza, strumenti e un sapere acquisito sul campo. Immaginavamo un gruppo di maestri, ma abbiamo deciso di cominciare con un primo laboratorio sperimentale per poi valutare i risultati e progettare una crescita.

Quello che non potevamo immaginare era l’interesse che la nostra proposta avrebbe suscitato.

Dopo la presentazione alla sala Sivori, con i nostri primi dodici iscritti e una lunga e inaspettata lista d’attesa, abbiamo deciso di attivare un secondo laboratorio per un altro gruppo di dodici iscritti. Dieci di loro sono ancora in vario modo parte di Officina.

Il laboratorio intitolato “Io e gli altri. Raccontare e raccontarsi” si è concluso con un reading nel Munizioniere di Palazzo Ducale.

Nell’estate, alcuni aspiranti scrittori ci hanno seguito ad Apricale e altri sono arrivati. Un laboratorio memorabile per la particolarità del paese, per l’interazione con gli abitanti, per la presenza di Bruno Morchio e i suggerimenti di Bruno Cereseto (del Teatro della Tosse) per il reading finale nell’Atelier A.

Nell’autunno abbiamo inaugurato la sede di via Cairoli, con i tavoli colorati trapezoidali, l’angolo del caffè, le opere di tre artisti (Gregorio Giannotta, Mauro Panichella e Giulia Vasta) e un programma ambizioso: laboratori di primo, secondo e terzo livello, workshop, i seminari del sabato e, oltre a noi, Laura Bosio, Bruno Morchio, Giulio Mozzi, Paolo Nori, Federica Pontremoli.

Emilia Marasco

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