Scrivere apre i porti - immagine

Questo che puoi leggere di seguito è uno dei racconti finalisti al concorso “Scrivere apre i corsi”, organizzato da Officina Letteraria per l’anno 2018/2019.

I racconti possono essere votati utilizzando il pulsante che trovi in fondo all’articolo. Potrai votare ogni racconto una sola volta, fino alle 24:00 di domenica 23 settembre 2018.

Al termine del concorso, l’autore del racconto che avrà ricevuto più voti, vincerà l’iscrizione gratuita al laboratorio di scrittura di 1° livello La grammatica delle storie.

A questo link puoi leggere tutti gli altri racconti in concorso.

Buona lettura!


Scrivere apre i porti

di Annalisa Aiello

“Vorrei rivederti in un giorno d’estate”. Iniziava così la sua lettera, scritta in corsivo stretto. L’inchiostro inverdito dal freddo d’inverno, una macchia di caffè all’angolo. Un cerchio sbavato e perfetto, due lacrime a capoverso.

Erano già passate sei intere stagioni e non lo si vedeva tornare, tanto da dubitare che fosse davvero mai esistito. Iniziava così la lettera di Giova, -in un giorno d’estate- e d’attesa.

Qualcuno partiva dal porto sotto la scogliera, trascinando una valigia dalle ruote plasticate. Qualcuno ancora dava un ultimo bacio, un abbraccio. Giova rimase a guardare la vita sotto i suoi occhi, riflettendo sul significato della parola “porto”. Chi partiva, in effetti, qualcosa portava con sé. Ma non sono più le cose che si lasciano, quando si parte, rispetto alle cose che si portano?

“Un Porto è soltanto un Lascio di un ottimista, pensava.” E attendeva ancora.

Alcuni pescatori amatoriali ormeggiavano le piccole imbarcazioni ai pilastri, sbrogliando le reti intricate di nodi e pescame. Una linea sottile divideva la strada trafficata dal pontile poco vicino. Una macchina nera si fermava un istante a respirare l’odore del sale mischiato alla pelle, per poi ripartire verso la città intasata. Un’aria di calma e malinconia si appoggiava ai capelli di chi si salutava per l’ultima volta. Una folata di vento strappava un cappello rosso ad una bionda e lo trascinava verso la strada.

L’architettura di una partenza sembrava fatta di cose che lottano per cambiare strada, per invertire le rotte e – una volta aperto-, un porto non era altro che un costato fatto di vita che viene, battente.

Giova strinse la sua lettera fra le mani, stropicciandola appena.

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *